Celebrato il 25° anniversario dell’entrata in vigore dell’Accordo di Schengen
Questo pomeriggio presso il cippo di confine tra Italia (🇮🇹) e Austria (🇦🇹) del Brennero, ho partecipato alle celebrazioni del 25° anniversario dell’entrata in vigore dell’Accordo di Schengen.
Ve lo ricordate? Era il 1° aprile del 1998 e in Europa “cadevano le frontiere, i controlli aboliti”. I Ministri degli Interni di Italia e Austria, i Governatori di Alto Adige e Tirolo, tante personalità politiche, militari, ma soprattutto tanta gente comune, tutti insieme per festeggiare l’Europa unita, forte, collaborativa, senza frontiere interne, ma con un unico grande confine.
Quest’oggi i Governatori di allora e quelli attuali di Austria e Italia, i sindaci di Brennero e Gries hanno raccontato, descritto l’importanza dell’evento, la gioia e l’emozione di quella giornata, quel profumo che quasi si percepiva di un’Europa, di un mondo che stava cambiando!
Poi è toccato parlare a me. Già, al sottoscritto. Un uomo tanto alto, ma così piccolo al cospetto degli oratori che l’hanno preceduto. Non mi aspettavo di dover parlare, ma mi sono recato volentieri sul palco perché avevo voglia di raccontare le mie sensazioni. Le emozioni di un ragazzo poco più che ventenne che sognava un mondo migliore, che quel giorno sembrava potesse essere vicino. Ed allora ho impugnato il microfono, ho dato un ultimo sguardo alle autorità, poi mi sono girato e ho guardato la gente comune, la mia gente, ho sorriso e ho iniziato a descrivere un sogno mai realizzato.
“Chi mi ha preceduto ha raccontato fiero di aver visto smontare le sbarre di confine, di averle afferrate e portate simbolicamente da un confine all’altro, di aver visto i confini aprirsi, la burocrazia sparire, ma per quanto? E, come? Un Europa unita sulla carta, ma nella realtà composta da decine di piccoli, grandi feudi perennemente in guerra tra loro, piena di frontiere forse non più fisiche, ma virtuali. Assente d’innanzi a pandemia, immigrazione, terrorismo, tutela dei propri prodotti, ecc…, ma unita solo per finanziare la guerra in Ucraina. E noi altoatesini? Uniti da una Nazione, un continente, valori, religione, cultura, ma così divisi da due lingue!
Evviva l’Europa unita! Quella unita e libera davvero!”